La collaborazione nel Metodo Kanban: un fondamento per l’agilità e la resilienza organizzativa

Quando si pensa al Metodo Kanban, vengono subito in mente le lavagne visive, le colonne, a qualcuno anche i limiti al lavoro in corso (WIP). Questi sono strumenti potenti, ma c’è dell’altro e più in profondità.

Il Metodo Kanban non è solo un insieme di pratiche per gestire il flusso di lavoro, ma anche un approccio che promuove attivamente la collaborazione all’interno delle organizzazioni. Il proverbio africano “per andare veloce, viaggia da solo, per andare lontano, viaggia insieme” cattura metaforicamente questo concetto: la collaborazione è necessaria per “andare lontano” nel viaggio organizzativo. Il valore della collaborazione non è un semplice optional, ma un valore culturale esplicito essenziale per l’evoluzione organizzativa e la resilienza.

Come emerge e cresce la collaborazione

Ai livelli di maturità organizzativa iniziali, l’attenzione è sull’individuo che lavora per conto proprio. La collaborazione è ciò che segna il passaggio dal Livello 0 al Livello 1 del Kanban Maturity Model (KMM). Al Livello 1, l’organizzazione inizia a focalizzarsi sul team. Emerge una comprensione condivisa del processo e la collaborazione diventa un’abitudine all’interno di piccoli team con obiettivi comuni.

Uno strumento che facilita questo passaggio è la Kanban board individuale aggregata, che visualizza il lavoro di più persone. Vedere cosa fanno gli altri e dove potrebbero aver bisogno di aiuto favorisce naturalmente la collaborazione. È un primo passo verso la consapevolezza che lavorare insieme porta risultati migliori.

Per raggiungere il Livello 2 e oltre, è necessario superare i “silos” e incoraggiare la cooperazione tra i team all’interno di un flusso di lavoro condiviso. L’obiettivo comune è offrire un servizio al cliente, e questo richiede unità e allineamento focalizzati sulle sue esigenze.

Pratiche Kanban che alimentano la collaborazione

Il Metodo Kanban integra pratiche specifiche che promuovono attivamente la collaborazione:

  • Visualizzazione: le Kanban board rendono visibile il lavoro, il flusso, i rischi e le policy. Visualizzare blocchi e dipendenze aiuta i team a identificare dove è necessaria la collaborazione. Le board aggregate per più team aiutano a gestire più efficacemente i passaggi di consegne tra di essi.
  • Cicli di feedback (Cadenze): le riunioni regolari, come il Kanban Meeting quotidiano e anche le riunioni spontanee (cosiddetti ‘after-meetings’), sono momenti essenziali per i feedback all’interno dell’organizzazione, per coordinare il lavoro, riflettere e incoraggiare la collaborazione e l’auto-organizzazione.
  • Policy esplicite e valore dell’Accordo: definire e visualizzare le regole del processo (policy) garantisce una comprensione condivisa del funzionamento del flusso di lavoro. Il valore dell’Accordo (‘Agreement’) nel KMM implica muoversi con consenso, che richiede intrinsecamente collaborazione.
  • Gestire il lavoro, non le persone: questo concetto sposta il focus dalle singole persone al flusso del lavoro, incoraggiando i team a collaborare intorno al lavoro per farlo progredire.
  • Orientamento ai servizi: adottare una prospettiva orientata ai servizi spinge alla collaborazione tra diverse unità organizzative per fornire un valore al cliente. La Kanban board visualizza questo flusso tra i dipartimenti, facilitando la collaborazione.
  • Cultura Kaizen: promuovere un miglioramento continuo guidato da tutto il personale, come nel sistema Toyota, è un approccio evolutivo intrinsecamente collaborativo.
  • Mission Command: i manager dovrebbero comunicare l’intento (il ‘cosa’, che aspetto ha il lavoro finito, il risultato desiderato) e lasciare alle persone del team il compito di definire il ‘come’ (i mezzi e i comportamenti per realizzarlo). Questo approccio delega e promuove l’autonomia e la collaborazione.

I vantaggi della collaborazione

Una cultura di collaborazione nel metodo Kanban porta a risultati significativi:

  • Migliore trasparenza.
  • Flusso di lavoro più veloce e prevedibile.
  • Riduzione del sovraccarico.
  • Superamento dei comportamenti a silos.
  • Team resilienti e robusti.
  • Maggiore soddisfazione del cliente.
  • Capacità di affrontare le crisi e costruire resilienza organizzativa.

Conclusione

La collaborazione non è un aspetto secondario del Kanban, ma un elemento vitale che permea le pratiche e i principi del metodo. È la chiave per sbloccare livelli superiori di maturità organizzativa e costruire un sistema in grado di evolvere e prosperare nel tempo.

Le tre obiezioni che sento sempre quando propongo Kanban (e perché si possono superare)

Ogni volta che parlo di Kanban succede una cosa prevedibile quanto il traffico il lunedì mattina: arrivano le obiezioni.
Non sempre le stesse parole, ma quasi sempre gli stessi concetti.
E va benissimo così: sono obiezioni legittime, sensate… e anche superabili.

Anzi, col tempo ho imparato a vederle come un passaggio naturale: non sono ostacoli, ma porte che si aprono con le giuste chiavi.
In questo articolo condivido le tre più ricorrenti — e qualche spunto per affrontarle con più leggerezza (e un po’ di Kanban).

1. “Kanban può funzionare altrove, ma non nella nostra organizzazione…”

(Piccola, grande, media — a scelta.)

Questa è la classica obiezione da zona di comfort. Se l’organizzazione è piccola: “Siamo troppo piccoli per strutturarci.”
Se è grande: “Siamo troppo complessi per queste cose da startup agile.”
Insomma, qualsiasi dimensione è perfetta per non mettersi in gioco.

La verità?
Kanban non è un vestito taglia unica: è una maglia elastica.
Funziona perché si adatta. Puoi iniziare in piccolo, anche solo gestendo il lavoro di un unico flusso. Non serve ristrutturare l’organizzazione, basta iniziare a rendere visibile e gestire ciò che prima era invisibile: il caos.

Se Kanban “funziona solo per gli altri”, chiediti:
quali abitudini stai difendendo mascherandole da unicità?

2. “Non abbiamo tempo per cambiare. Lo faremo quando saremo più tranquilli.”

Ecco un paradosso interessante:
non si ha tempo di cambiare perché si è troppo occupati a gestire… il disordine che Kanban aiuterebbe a ridurre.

Dire che adotterai Kanban quando avrai più tempo è come dire che inizierai a risparmiare quando sarai ricco.
Spoiler: quel momento non arriva mai.

Kanban è pensato per essere introdotto senza fermare nulla. Non richiede un progetto titanico: puoi iniziare domani con tre colonne su una lavagna e alcuni post-it di colori e dimensioni diversi.
È un metodo evolutivo, non rivoluzionario.
Aspettare il “momento giusto” è solo un modo elegante per dire: “Non sono sicuro di volerlo fare davvero.”
Ma possiamo parlarne e iniziare a fare qualcosa insieme.

3. “Il nostro lavoro è troppo imprevedibile. Non è standardizzabile.”

Perfetto. Proprio per questo Kanban è quello che vi serve.

Kanban non serve a standardizzare il contenuto del lavoro, ma il modo in cui lo si gestisce.
È pensato per fare ordine nei flussi di lavoro imprevedibili, dinamici, dove il cambiamento è la norma.
Non ti chiede di prevedere il futuro, ma di rispondere meglio al presente.

Dire “il nostro lavoro è troppo caotico per Kanban” è come dire “la nostra casa è troppo disordinata per usare un armadio.”
Appunto.

In conclusione

Se ti sei ritrovato in una di queste obiezioni, Kanban non è il problema.
Forse il problema è che il cambiamento fa un po’ paura, e ci stiamo aggrappando al caos che conosciamo, invece di esplorare un ordine che ci renderebbe davvero più liberi.

Il punto non è “fare Kanban”.
Il punto è smettere di sopravvivere e cominciare a lavorare meglio.

E per questo, il momento giusto è adesso.
Anzi, era ieri.